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Come si fa a scegliere
l’università giusta? Beh, non è semplice. Bisognerebbe avere le idee chiare. Purtroppo
però anche quando si è certi della scelta da prendere si hanno a disposizione
più possibilità e di conseguenza è facile andare in confusione. Queste, secondo
me, sono le domande fondamentali sulle quali riflettere:
-Sono sicuro di voler
iscrivermi all'università?
-Quali sono le materie che mi
interessano di più?
-Che lavoro vorrei fare in
futuro?
-Ho scelto un percorso adatto
alle figure professionali ricercate dal mercato attuale?
Le risposte a queste domande
potrebbero essere contrastanti e quindi sta a noi scegliere a cosa dare la
priorità, oppure potremmo trovare la solita via di mezzo.
La prima domanda è quella
fondamentale. L’università non è la soluzione più comoda per evitare di
lavorare e farsi mantenere a vita dai genitori. La società non ha bisogno solo
di medici e avvocati, ma anche di sarti, tecnici, artigiani, cuochi, bidelle,
spazzini, ecc. Dobbiamo essere convinti che sia la scelta utile per noi stessi.
Non perdiamo tempo.
Scegliere il percorso di
studi solo in base al nostro gusto personale potrebbe non rivelarsi la scelta
giusta, soprattutto in questo periodo di crisi in cui la percentuale di giovani
disoccupati è in continuo aumento.
Se si ha in mente un lavoro
ben preciso e quindi un obiettivo da raggiungere bisogna essere bravi a
scegliere l’indirizzo giusto e non perdersi in percorsi troppo teorici o al
contrario troppo tecnici. Vi faccio un esempio, ho sempre voluto studiare
lingue, ho frequentato il liceo linguistico e poi mi sono chiesta cosa avrei voluto
fare di preciso? Sicuramente non mi sarebbe piaciuto perdermi in un percorso
troppo teorico e fatto di storia e letteratura, non perché disprezzi queste
materie, ma perché avrei voluto fare qualcosa di più concreto. Quindi ho scelto
l’università per Interpreti e Traduttori, tecnica, specialistica e basata solo sui
laboratori di lingua. Non me ne pento. Mi pento invece di essere caduta nella
“trappola” della specialistica forzata, perché a detta di tutti 3 anni sono
pochi, c’è bisogno di una specialistica per completare il percorso di studi.
No, non è vero. Ho scelto Lingue e Letterature Straniere che avevo volutamente
evitato per la triennale solo per ampliare il raggio di scelta per una
posizione futura. Ma non fa per me. Come pensavo mi ritrovo a studiare
letteratura (periodi letterari scelti a caso), storia e a scrivere tesine e fare
parziali interminabili che non mi lasciano assolutamente niente di utile. Magari
poi vi parlo di entrambe le università in un post diverso.
Il mercato ha bisogno di me?
Sarebbe un inferno scegliere l’università solo per assecondare le richieste di
mercato. Però i nostri sforzi risulterebbero inutili se il mercato non dovesse aver bisogno di noi.
Quindi a questo punto entra
in gioco la via di mezzo, una scelta che ci permetta di soddisfare più
possibilità. Non fossilizziamoci su una sola posizione, ma cerchiamo di unire
il piacere personale a un percorso che ci permetta di essere flessibili. Non è
semplice, lo so bene. Ma bisogna provarci. E se proprio si è indecisi ci si
prende una pausa prima di scegliere.
Giulia S.